La Consulta Araldica del Regno d'Italia, con deliberazione sanzionata dal Governo, adottò le seguenti "massime" in merito al ceto in questione:
1°) è riconosciuta l'esistenza del "ceto" dei Principi e Duchi romani, rappresentanti l'antico baronaggio romano;
2°) ai Capi delle suddette Famiglie spetta il titolo di Principe e Duca appoggiato sul cognome: le Famiglie stesse sono Principesche e Ducali Romane;
3°) il ceto dei Principi e Duchi Romani è ristretto alle sole famiglie che furono riconosciute tali dalla Congregazione Araldica Capitolina nella seduta del 17 gennaio 1854 (solo quelle che avessero ricevuto questi titoli dal Romano Pontefice e che avessero in Roma il loro principale domicilio);
4°) il trattamento antichissimo spettante a dette famiglie viene riconosciuto col titolo di Don prefisso al nome di battesimo nel capo della famiglia (a gl'altri figli compete il titolo di Don e Donna dei Principi o dei Duchi ).
I Capi delle Famiglie principesche e ducali romane, individuate dalla Congregazione Araldica Capitolina il 17 gennaio 1854 e iscritte fra i nobili e patrizi romani in ottemperanza alla volontà sovrana espressa nel Chirografo del 2 maggio 1853, sono i seguenti:
Principe Aldobrandini, Duca Altemps, Principe Altieri, Principe Barberini, Duca Barberini di Castelvecchio, Principe Bonaparte, Principe Boncompagni Ludovisi, Duca Bonelli, Principe Borghese, Duca Caetani, Duca Cesarini, Principe Chigi, Principe Colonna di Paliano, Principe Colonna di Sciarra, Principe Corsini, Principe Doria, Duca Lante, Principe Ludovisi Boncompagni, Principe di Montholon, Principe Odescalchi, Principe Orsini, Duca Ottoboni, Principe Pallavicini, Principe Rospigliosi, Principe Ruspoli, Duca Salviati, Principe Santacroce, Principe Strozzi, Duca Caffarelli, Duca Grazioli, Principe Conti, Duca Torlonia, Principe Torlonia, Duca Braschi, Principe Del Drago, Principe Gabrielli, Principe Massimo, Duca Massimo, Principe Spada.
A queste famiglie la Consulta Araldica del Regno aggiunse poi gli Sforza-Cesarini (succ. Cesarini), i Giustiniani-Bandini (per sentenza) e i Lancellotti (già Massimo).
Per quanto concerne la corona, Fabrizio Barbolani di Montauto, nel suo "Manuale di Araldica", scrive che i Principi romani usano sormontare il tocco rosso con due archi contornati da perle sostenenti un piccolo globo cimato da una crocetta il tutto d'oro, con il cerchio d'oro gemmato, mentre Carlo Mistruzzi di Frisinga, nel suo "Trattato di diritto nobiliare italiano", asserisce che i Principi romani adottarono "il cerchio con il risvolto di ermellino come quello dei Principi del S.R.I., dato che il Papa è depositario della dignità del S.R.I.".
Per altre notizie sull'argomento si rinvia all'interessante articolo del M. R. Mons. Karel Kasteel Segretario di una Congregazione Vaticana, in Almanach de Gotha 2001, vol.2°, p. 759-763.
I Principi Romani ovunque avevano la precedenza sui Principi del S.R.I.. Perciò la nomina principesca imperiale, concessa ad alcuni Principi Romani, non aumentava la loro dignità e in alcuni casi il titolo non è stato usato.
I Capi delle Famiglie Papali e le loro legittime consorti godono del trattamento di "Eccellenza", dato anche ai Capi delle Famiglie Principesche Romane. Indipendentemente dai loro titoli, i Capi delle Famiglie Papali sono stati tradizionalmente considerati - prosegue Mons. Kasteel - come "pari" dalle Famiglie Sovrane, essendo questa cortesia dovuta al fatto che il Sovrano Pontefice è riconosciuto come "Pater Principum et Regum" dai Monarchi Cristiani e come rappresentante della prima e più antica monarchia cristiana.